Ode ad Agnese Renzi

Ode ad Agnese Renzi

Un concetto duro a entrarmi nel testone, nonostante anni di caparbia campagna di sensibilizzazione paterna e materna, è sempre stato l’impossibilità di piacere a tutti e non scontentare nessuno.

Sarà per insicurezza, sarà per amor di pace e di mezze misure o perché in fondo piacere agli altri ci lusinga tutti, ma sono una persona che in genere non ama strafare o andare contro alla massa per il puro gusto di farlo. Anche perché, voglio dire, ho già così tante stranezze e idee scomode e impopolari che se dovessi anche cantare fuori dal coro giusto per essere originale tanto varrebbe chiudermi in un eremo sperduto e arrivederci civiltà.

E quindi sono sempre lì che mi chiedo se ogni singola preposizione che pronuncio possa offendere, dar fastidio, essere sgradita. Se indossare una scollatura possa essere volgare e se un maglione aderente a collo alto non metta troppo in risalto le rotondità. Se preparare un piatto ricercato per un pranzo con le amiche sia spocchioso e se proporre di ordinare una pizza e pagare alla romana non sia da tirchi.
Tutto per non scontentare nessuno e perché, in fondo, cercare di avere delle carinerie senza snaturarsi non costa un cavolo.

E poi oggi, non me ne vogliano mamma e papà, trovo il faro d’ispirazione che probabilmente mi farà uscire prima o poi da questo faticoso tunnel: Agnese Landini Renzi, campionessa olimpionica di pazienza e sobrietà dal febbraio 2014.

Cos’ha fatto stavolta ‘sta pora donna? A quanto pare l’Italia tutta si indigna per un maglione da 700€, firmato dallo stilista Ermanno Scervino, che l’uscente First Lady ha indossato per andare a votare al referendum e poi al discorso di dimissioni del marito.
Ora, l’italiano medio che piange miseria dall’ultimo modello di iPhone su cui è riuscito a posare le grinfie indebitandosi fino al midollo mi pare un cliché così tanto abusato che mi vergogno finanche della mia mancanza di originalità nel citarlo.
Perciò vorrei cercare di orientarmi su altri argomenti per difendere una delle poche vere signore che abbiano calcato la scena italiana negli ultimi anni. E quando uso il termine “signora” non parlo di femminilità ma proprio di signorilità, garbo, sobrietà e dignità.

Dal febbraio 2014 a oggi la moglie del premier uscente è stata accusata di ogni genere di ridicolaggine, dall’aver ottenuto il ruolo a breve distanza da casa grazie alle raccomandazioni del marito fino a, che so, l’aver tolto ossigeno pulito agli italiani respirando con un naso di dimensioni troppo esagerate.
E lei sempre zitta, composta, non ha mai risposto a una singola accusa di quelle che le sono state rivolte ed è sempre stata presente giusto quando la situazione lo richiedeva.

Due anni che leggo offese al suo aspetto fisico e due anni che mi chiedo quale parte della Costituzione, ultimamente tanto cara agli Italiani, sancisca l’obbligo per il Presidente del Consiglio di unirsi in matrimonio con una modella scandinava dai tratti angelici: che io ricordi, nessuna. A parte che, se questa donna dopo tre gravidanze ha un brutto fisico, ditemi dove firmare per avere il suo aspetto obbrobrioso da qui ai miei settant’anni.

 

agnese-landini-renzi

 

Ha deciso di continuare a fare l’insegnante e di restare a vivere nella sua città, a lavorare e a fare la madre di famiglia, e non va bene neanche questo.
Perché doveva scendere anche lei in piazza a protestare contro la riforma sulla Buona Scuola (ma fate davvero? la moglie del Primo Ministro doveva scendere in piazza a protestare pubblicamente contro il marito altrimenti è una raccomandata? poi mi dite quanti di voi avrebbero fatto una cosa del genere a un consorte), perché sarebbe entrata di ruolo grazie alle raccomandazioni del marito, perché ha preso uno, due, non so quanti giorni di permesso per accompagnare il marito alla cena di stato alla Casa Bianca (“no amore, senti, stasera dagli Obama vacci tu che io domani devo spiegare la perifrastica e non posso restare indietro che poi mi inizia il periodo delle verifiche”).

Ho letto l’articolo di un’insegnate iscritta al M5S, che linko di seguito (Professoressa M5S difende Agnese Renzi) che credo chiarisca molto bene le idee a chiunque non avesse chiara la situazione, come me d’altronde prima di informarmi.

Quello che mi dà fastidio è questo diffuso bisogno di prendersela sempre con il capro espiatorio di turno per sfogare le proprie frustrazioni, anche e soprattutto quando il bersaglio colpito ha poche colpe o nessuna rispetto al motivo per cui ci si lamenta.

L’unica colpa che può avere la moglie di un Capo di Stato, laddove non abbia compiuto le peggiori nefandezze approfittando della posizione del consorte, è quella di amare una persona la cui politica non convince il popolo.
Se Renzi non piace è inutile prendersela col naso o col maglione di sua moglie, che non mi risulta avanzino proposte di legge.

E comunque non ce ne va bene una con queste First Ladies, Principesse, Ministre e figure femminili che si barcamenano tra le cene e le occasioni ufficiali. Se i vestiti sono troppo eleganti che Dio ce ne scampi e liberi: peccano di immodestia, hanno troppo culo di fuori, hanno le tette troppo strizzate, indossano un colore inappropriato, hanno le gambe troppo lunghe, hanno dei gioielli che il popolo non si può permettere.
Se si vestono di moda low cost come noi povery mica va tanto meglio: che, con tutti i soldi che hai non ti puoi permettere uno straccio più decente? e una piega non puoi fartela? e con quei chili di troppo sul girovita scegli proprio la moda low cost che è fatta per fisici con le curve di Fassino? e ti pare il caso di rappresentare l’eleganza italiana in jeans e camicetta?

Se credete che il modo di vestire di una persona sia così tanto indicativo del suo status economico vi pregherei di non guardare mai mia madre e mia nonna, che per il guardaroba che hanno e per la loro eleganza in ogni occasione poi non vorrei essere tacciata di essere la figlia di papà coi soldoni che difende Renzie e la Kastah perché le fa comodo.

Anzi no, se proprio volete criticare qualsiasi cosa continuate pure a criticare la moglie di Renzi per la sua somiglianza con chi volete voi, per i vestiti troppo costosi e per la sua assurda pretesa di lavorare in un ruolo che si è, a quanto pare, meritata, ma io d’ora in poi me ne frego di tutte le mie stranezze, perché questa storia mi pare davvero indicativa dell’importanza che deve avere l’opinione della massa: la stessa di un peto di ratto.

 

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